Recensione di Ida Isoardi
- Women
aere meant to be loved, not to be understood -
(Le
donne sono fatte per essere amate, non per essere capite)
- Oscar Wilde -
“Donne... Sfingi senza
segreti”, così Oscar Wilde, nella sua genialità, definiva le donne attraverso i
suoi aforismi pieni di ironia e di arguzia e rivolti a una società - ormai
lontanissima da noi nel tempo - di cui detestava i pregiudizi e l'ipocrisia -
senza riuscire però a sottrarsi alle sue lusinghe e mondanità. Così si rivelava
la passione estetica di quel dandy assoluto, per natura alieno dall'attrazione
fisica per le donne ma, al tempo stesso, acuto conoscitore dell'universo
femminile.
Nella pittura di
Riccardo Balestra la femminilità è, all'opposto, esaltata secondo criteri oggi
insoliti, si direbbero ideali e affettivi. Una carezzevole intimità lega
l'autore alle sue donne, siano esse bimbe, bambole o femmine fascinose colte
nel loro vitale splendore.
Eppure l'intuizione di
Wilde - quella di leggere un'assenza di autentico segreto in quel pianeta misterioso
che è pur sempre la donna - non è del tutto estranea al nostro artista.
Infatti, un'infantile meraviglia caratterizza gli sguardi delle sue creature;
talvolta essa si volge in malinconia, stupore o severità in immagini di donne
ricche di fascino o di dramma vissuto: tutto ciò si manifesta in piena
chiarezza di espressione, senza sottintesi o ambiguità.
Si è parlato, da parte
della critica attenta alle singolari icone di Riccardo Balestra, di un debito
che l'artista avrebbe contratto nei confronti della pop art inglese e
americana; debito presunto, perché sarebbe più convincente parlare di un
ritrovato “realismo magico” in un momento storico che vede progressivamente
cancellarsi sentimenti, seduzioni, amore e passione nella triste indifferenza
di chi, avendo (o credendo di avere) già tutto, non ha più nulla da desiderare
o conquistare. Perciò, nonostante la
nettezza di segno e di colore condotti con forza e maestria dall'autore e la
scelta di primissimi piani e di tagli quanto mai significativi dei volti, non è
del tutto ravvisabile nella storica e gloriosa stagione pop, il principale
motivo ispiratore della pittura di Balestra. Il configurarsi, nella
pop art, di una freddezza oggettuale delle figure e delle situazioni
rappresentate (Andy Warhol) si colloca non già nel contesto di “arte popolare”,
come vorrebbe il nome, ma in quello che acutamente G. C. Argan ebbe a definire
“la non-creatività della massa”: concetto, quest'ultimo, totalmente estraneo
alla poetica dell'artista cuneese. Non è però da escludersi un più puntuale
richiamo alle forme visive dell'arte statunitense, Warhol e Wesselmann in
particolare, nella sequenza titolata “Evasioni - Tra metafisica e pop art” che
il pittore realizzò nel 2012 in occasione della personale tenutasi alla Sala Mostre
della Provincia di Cuneo. Nel caso in questione, audaci viraggi di colore
evocanti le elaborate foto seriali di Warhol, primi piani dall'icastico
realismo memore di Wesselmann, non limitano l'originalità di un linguaggio che
trae vita dal sentimento profondo per i soggetti rappresentati. Una particolare
attenzione meritano i paesaggi in cui l'autore manifesta, con pari nitidezza di
tratto, il suo amore per la natura e per la libertà. Siamo qui in presenza di
immagini fortemente evocative, dalla metafisica eleganza, enigmatiche per il
distacco da ogni fedeltà al “vero”: luoghi trasfigurati dal sogno, dove la
ricerca della bellezza è cristallizzata in forme e colori che rivelano
l'aspirazione dell'artista a quell'infinito sempre irraggiungibile ma al quale
è necessario tendere.
Ida Isoardi 12/2021
a cura della REDAZIONE ARTINGOUT
Riccardo Balestra è un artista pittore
italiano contemporaneo, nato a Castelletto Stura nell’area metropolitana di Cuneo
in Piemonte.
L’autore preferisce definirsi “un artigiano della pittura” in
quanto le sue opere traggono ispirazione diretta dalla realtà, da tutti quegli
stimoli che colpiscono necessariamente i nostri sensi nel quotidiano.
Predilige
la figurazione e la tecnica pittorica a olio. I suoi dipinti appaiono
d’ispirazione classica con richiami metafisici integrati con una vena pop,
soprattutto quando il tratto sembra quasi fumettistico. Riccardo Balestra è un
osservatore attento della propria realtà e trasforma l’esperienza percettiva,
inizialmente intima e personale, in opere condivisibili e tangibili. Il contenuto impresso sulla tela è un
messaggio chiaro, definito, diretto. Non cela contenuti nascosti, parla in modo
puro e genuino. Potremmo affermare che nelle opere del Balestra “il messaggio
contiene se stesso”. Tra la sua produzione artistica spiccano volti ritratti e
paesaggi. Per le scelte cromatiche, i suoi dipinti strizzano l’occhio alla
pop-art, spesso molto vicini anche all’illustrazione. Nei volti il Balestra,
attraverso l’esaltazione dell’aspetto mimico-espressivo, valorizza la
dimensione emotiva, aspetti peculiari dello stile di personalità del soggetto
ritratto. Dal 2006 espone in diverse occasioni
sia collettive che soprattutto personali tra le quali ricordiamo, per citarne
alcune, nel 2018 “Suggestioni Figurative” a Cuneo ed “Espressioni d’Arte” a
Bene Vagienna (CN), nel 2017 “Sguardi” sempre a Cuneo, nel 2016 “Woman Profile”
a Borgo San Dalmazzo (CN), nel 2015 “Dietro uno Sguardo” presso il Teatro
Borrelli. Nel 2014 l’artista è a Palazzo Mathis con “Identità” e a Palazzo
Samone con “Itinerari Artistici”.
Riccardo Balestra è un pittore che
sceglie di essere fedele al suo mondo, opta per una scelta ben definita e
mantiene un effetto di forte coerenza con il proprio pensiero. Tutto questo si
riflette pienamente nella sua produzione pittorica. L’artista mostra così al
pubblico il proprio modo di osservare, metabolizzare e “ricreare” una realtà
che integri gli aspetti fenomenici dell’esperienza con la sua elaborazione
psicologica e sociale.
REDAZIONE ARTINGOUT 17
giugno 2020
da Cesare Botto

a Riccardo Balestra
Non è frequente che a un pittore venga richiesto di scrivere un commento a proposito del lavoro di un collega, l'interpellato non essendo un critico d'arte, solitamente è avverso a tale impegnativo compito. Va detto però, assolvendolo parzialmente se accetta, che esistono già parecchi esempi nella storia dell'arte moderna, ampiamente conosciuti.
Mi approccio dunque a tale incarico, per tracciare alcune riflessioni sulla pittura di Riccardo Balestra, amico che stimo e conosco da lunga data, consapevole dell'impegno che lui ha profuso in questi anni di serio lavoro e per averne seguito l'iter attraverso le numerose mostre personali che ha presentato in Cuneo e nelle altre città della provincia cuneese.
Pittore autodidatta, Balestra non fa mistero della sua ascendenza dal mondo della Pop-art americana, da cui si dichiara particolarmente attratto, senza peraltro che tale paternità lo abbia sedotto al punto da cadere in una banale emulazione. Questo riferimento acquisito, dunque, è ciò che lo sprona a procedere con sensibilità genuina nello studio, nella rivisitazione e nella ricerca costante di un proprio linguaggio. Riccardo, saggiamente, mantiene il dovuto distacco dalla lezione dei grandi maestri americani, (Tom Wesselmann, forse il più amato fra i tanti ) portando la sua attenzione soprattutto all'universo femminile, verso il quale svolge una preziosa indagine, foriera di potenti stimoli e intense suggestioni. Donne perfette, come ha scritto Giorgio Barberis, dai grandi occhi a volte irreali e composte con fantasia in un dosato gioco di colori e di volumi...
L'enorme proliferazione di immagini a cui siamo sottoposti quotidianamente, coinvolge il nostro artista verso l'elaborazione di soggetti catturati nel Web. Mediante una ricerca introspettiva e allo stesso tempo irreale, egli mira a trasformare con perizia pittorica il dato figurativo, in opere inedite dal titolo allusivo: "The mutation", "Yellow-pink woman", "Blue android" ecc. Ma l'apparente fissità delle immagini prodotte e la cesura che mutila alcuni volti ritratti, nulla toglie alla dinamicità del segno e del colore che si avvale di tutte le possibili soluzioni, fino al raggiungimento di quella eleganza formale che assertivamente ne deriva.
Anche nell'esplorazione pittorica del paesaggio, nei suoi "Landscape", Riccardo riesce a cogliere l'essenza delle forme liberandole dalla loro reata, trasformandole magicamente in una nuova realtà, in una visione onirica, in un mondo irreale dunque.
Attento ai continui mutamenti della nostra società, egli procede con fervore quasi ossessivo a interrogarsi se l'arte possiede ancora la facoltà di sensibilizzare il pensiero umano verso valori importanti, valori che costituiscono il senso del messaggio in cui fermamente crede.
Cesare Botto - 07-03-23
Lettera da Silvia, Direttore Artistico "La Maya Desnuda" di Folì
Gentilissimo artista, ho potuto vedere alcune sue opere su diversi siti
internet e sono rimasta molto colpita
dallo stile maturo dei suoi pezzi, caratterizzati da un'accattivante ricerca
formale ed estetica, in grado di uscire dai canoni più consueti delle proposte
contemporanee e di coinvolgere e interessare gli osservatori. Devo dire che ho trovato i suoi dipinti estremamente interessanti ed
efficaci, soprattutto i ritratti, che rappresentano una figurazione
estremamente moderna che io ho trovato particolarmente indicati per il pubblico
di Barcellona. Ho pensato anche a lei per questa nuova mostra, perché le sue opere
offrono un'interpretazione pittorica estremamente personale, consentendo un
excursus che arricchirebbe l'offerta artistica dell'esposizione. Ho annotato il suo nome, dopo aver fatto alcune ricerche sul web
relative al suo lavoro e ho deciso di invitarla a partecipare alla mostra che
stiamo organizzando negli spazi della BCM Art
Gallery di Barcellona, una galleria specializzata nella figurazione
contemporanea, una collettiva di 10 artisti che si occupano di queste
tematiche, anche se con tecniche e stili diversi, dedicata alle varie
possibilità interpretative dell'animo umano.
Forlì, 18/11/2019 - Silvia Arfelli
BALESTRA RICCARDO - Presentazione di Carlo Morra
FIGURA E PAESAGGIO: LE "OSSESSIONI" DI RICCARDO
BALESTRA
Lo spazio espositivo di
Borgo Vecchio ospita in questa occasione
le opere realizzate dal cuneese Riccardo Balestra tutte incentrate sulla
figura,sopratutto, e sul paesaggio.
Il suo percorso artistico
si muove tutto su queste due tematiche anche se Balestra non nasconde di
preferire la prima. Proprio rivolgendo la sua attenzione a questo aspetto, Cinzia
Tesio ha detto che: " l’opera di
Riccardo Balestra, nasce dalla ragionata analisi dell’uomo, perduto nel vuoto
di un universo che non riesce a decifrare. L’artista interroga i filosofi della
natura, ne capta l’intima essenza del messaggio e lo riscrive. Solo in essi
riesce a pacificare la sua inquietudine, con mente lucida indaga l’uomo, la
natura, il cielo, la luna.
Nei suoi
quadri, come nei versi leopardiani, lo spazio (inteso come sguardo) è aria
infinita, profondo e infinito sereno, solitudine immensa in cui si perde
l’innumerabile famiglia, umanità presunta e sofferente."
Rivolgendosi invece in
maniera più complessiva alla esperienza di Balestra, Enrico Perrotto ha invece
sottolineato : "Quante sono, ..., le suggestioni ricevute dal cinema,
dalla fotografia e dalla urban art? Il suo inconfondibile universo di volti e
sguardi femminili, così seducenti e così introspettivi, ha riscontri
indiscutibili con la ricerca artistica di tendenza figurativa del nostro tempo,
ma anche con le immagini coinvolgenti dei fashion magazines e più in generale
dell’attuale cultura visiva di massa. La stampa illustrata, il fumetto, la
pubblicità e la moda costituiscono una fonte diretta di suggestioni figurative,
che aiutano Riccardo a trovare ispirazione anche nella composizione delle sue
inquadrature, in cui privilegia i primi o i primissimi piani."
In relazione a questa sua
predilezione mi pare che, per queste sue immagini sempre inedite per
inquadratura, taglio e stile che, a mio sommesso parere, stanno tra modernismo
e liberty, dallo sguardo ammiccante e profondo, la sua espressività mi ricorda
per un verso Gerda Gottlieb Wegener (pittrice danese di origini francesi
scomparsa nel 1940) mentre per certe
azzardate sperimentazioni tecniche mi sembra richiamare il pittore olandese Dick
Ket ( scomparso anche lui nel 1940). Certo non tanto per la scelta dei temi
quanto piuttosto per il modo di risolverli portando l'immagine in primo piano e
cogliendone i particolari. Ma, per sua ammissione (come ho appreso in un
colloquio con lui) Riccardo Balestra non conosce le esperienze di Ket e della
Wegener e quindi non ha colto suggestioni da questi due artisti dei quali non
ha visto le opere; è quindi solamente una impressione mia che non ha riscontro
alcuno se non nel fatto che (ne sono da sempre convinto) artisti diversi in
situazioni anche molto diverse tra loro possono giugenre a risultati simili
anche se non eguali. Del resto lo stesso Balestra dice del suo modo di far
pittura che " sempre alla ricerca di intense espressioni, mi sento
ideologicamente un autodidatta e libero da ogni vincolo. A partire dai
manichini comunque protagonisti ai nostri giorni, studio la figura umana,
prediligendo gli occhi, il viso femminile in particolare, guardando oltre le
apparenze, scoprendone il vissuto la personalità il carattere, lo scorrere
della vita, scavando nel passato dove si nascondono gioie e dolori, paure ed
emozioni, immaginando il futuro con le sue contraddizioni. La donna viene da me
enfatizzata da una serie di temi relativi alla fantascienza, al cinema, figure
androidi, che fanno evadere dalla realtà quotidiana per sfociare in una nuova
dimensione. Contemporaneamente porto avanti una ricerca cromatica ed
espressiva, rivolta alla valorizzazione coloristica dei miei lavori,
indirizzata verso uno stile pop."
Sempre in uno stile che Balestra definisce "pop" si sviluppano
invece certi suoi lavori di paesaggio che mi hanno particolarmente interessato per il modo tutto particolare di interpretarli, paesaggi
in cui il pittore ricerca con indovinate soluzioni, il sovrapporsi dei piani
dell'immagine in genere in chiave monocroma giungendo a risultati che intrigano
e che mi appaiono piacevoli e stimolanti; con riferimento alle sue tematiche,
ma credo in particolare a quelle di figura, l'artista afferma: “sono
interessato sopratutto a questa tematica
perchè mi sembra meglio esprima la personalità del pittore. L’uso della
tecnica ad olio e dei suoi colori accesi impattanti, permette di esprimermi in
piena libertà in una ricerca introspettiva e psicologica". Convinto come
sono che proprio in direzione del paesaggio Riccardo Balestra possa ottenere i
risultati più significativi per la sua espressività, l'ho incoraggiato a
ricercare soluzioni paesistiche coerenti con la sua convinzione di soluzioni
pop nel suo percorso evolutivo: L'attuale mostra fossanese è occasione per
incontrare un bel gruppo di lavori indirizzati in questo senso. Anche per
questo credo che questa mostra abbia un suo particolare significato e mi auguro
che possa trovare consenso tra i suoi visitatori.
Carlo Morra,
Cuneo 20-03-2019
L’uomo e l’artista, di
Claudio Mana
Presentiamo
all’attenzione degli appassionati d’arte che seguono i nostri eventi in San
Giovanni, l’ artista, cuneese Riccardo Balestra.
In questi ultimi anni, si
è fatto conoscere al grande pubblico conquistando i favori della critica, premi
in diversi concorsi e con la presenza in prestigiose mostre personali e
collettive. I suoi lavori sono inquadrabili e prendono spunto, dalla corrente
artistica della
seconda metà del XX secolo, denominata “pop art”. Corrente che ha avuto come
protagonisti assoluti Andy Warhol e Roy Lichtenstein. In una personale
reinterpretazione, i temi dominanti del suo percorso sono sostanzialmente due:
il paesaggio e la figura umana. Un paesaggio fantastico, immaginario, che va
oltre la realtà, alla ricerca di spazi profondi e lontani, irraggiungibli,
tendenti all’intoccabile infinito.
La rappresentazione della
figura umana, in particolare quella femminile. è in ogni caso entrata
prepotentemente e domina nella sua pittura. E’ il soggetto che lui stesso
predilige e a cui dedica gran parte della sua ricerca artistica, il soggetto
che definisce ed esplicita ad oggi la sua personalità.
Dall’inquadratura del
volto, dall’espressione degli occhi e delle labbra in primissimo piano,
l’artista riesce a comunicare un infinita di sensazioni ed emozioni; si tratta
di sguardi maliziosi, sofferenti, assenti, sensuali, rassegnati, che
significano disperazione, solitudine, fragilità, lontananza, bellezza,
serenità, desiderio, passione complicità.
Incrociare senza superficialità, lo sguardo con “l’altro” può farci
capire immediatamente il suo stato d’animo, anche senza comunicazione orale.
Questo è quello che vuole rappresentare l’artista con le sue figure ed i suoi
dettagliatissimi particolari.
La sua pittura si
presenta con colori decisi, essenziali, ma semplici; il monocromatismo poi,
sovente usato sulle tele, esalta le espressioni, con gli evidenti chiaroscuri
dei volti femminili e personalizza la tecnica del paesaggio in una prospettiva
di fondo a sfumare, ben calibrata e mai banale. Nella visione della
mostra, esercizio consiglabile, è quello di soffermarsi su ugni singola figura,
incrociare lo sguardo con essa per immaginare e comprendere quanto Riccardo
Balestra, ha voluto significare in emozioni e tradurre in pittura.
Fossano 20-04-2019 - Claudio
Mana
FACE to FACE
Riccardo Balestra, il pittore nello
specchio di Venere
Quanto c’è dell’immaginario
metropolitano contemporaneo, inteso in tutte le sue più diverse configurazioni,
nella pittura di Riccardo Balestra? Quante sono, cioè, le suggestioni ricevute
dal cinema, dalla fotografia e dalla urban art? Il suo
inconfondibile universo di volti e sguardi femminili, così seducenti e così
introspettivi, ha riscontri indiscutibili con la ricerca artistica di tendenza
figurativa del nostro tempo, ma anche con le immagini coinvolgenti dei fashion
magazines e più in generale dell’attuale cultura visiva di massa. La
stampa illustrata, il fumetto, la pubblicità e la moda costituiscono una fonte
diretta di suggestioni figurative, che aiutano Riccardo a trovare ispirazione
anche nella composizione delle sue inquadrature, in cui privilegia i primi o i
primissimi piani, dai tagli a mezzo busto a quelli incentrati sul viso,
zoomando sui dettagli degli occhi, del naso e della bocca, con un taglio
particolare, stringendo l’obiettivo a volte anche solo su uno di essi. Il punto
di vista ravvicinato, infatti, gli permette di accostarsi idealmente ai più
reconditi anfratti psicologici dei diversi soggetti muliebri raffigurati e comunica
all’osservatore un sottile turbamento emotivo, che interpella e stimola a non
restare indifferenti. Le ragazze o le donne che dipinge Balestra non sono
quindi, per così dire, delle “modelle” osservate dal vero, ma si possono
considerare come idee platoniche della donna, proiezioni a colori di pensieri
metafisici (metafisica, appunto, è la parola che è stata usata per descrivere
le opere dell’artista), modelli rappresentativi della quintessenza di ciò che
chiamiamo “eterno femminino”. La giovinezza e il conseguente stato di bellezza
della figura, nella quale si rispecchia lo sguardo appassionato di Balestra,
appaiono così tradotti in una definizione grafica e coloristica semplificata,
tendenzialmente svolta con attenzione al modellato volumetrico e al rigore
astraente delle forme anatomiche, quasi da moderno pittore che si esprime in un
emblematico stile neo-egizio, tanto da far pensare anche alle fragili apparenze
dei ritratti di Fayum, ma con un atteggiamento mentale da artista post-pop.
Certo, nel lavoro di Riccardo si possono pur rintracciare sorprendenti rapporti
con le tendenze iperrealiste dei nostri giorni, rappresentate, per esempio,
dagli “anti-ritratti” dell’artista britannica Machiko Edmondson, autrice di
spettacolari close-up images dal forte impatto ipnotico, che
rinviano alle ossessioni della società postmoderna per la perfezione esteriore.
Tuttavia, Balestra è attraversato da un’intima vena di naïveté che
lo contraddistingue, che lo guida sulla sua strada in autonomia, insieme a uno
spirito idealista che basta a renderlo capace di sviluppare uno stile
personale, ben caratterizzato, attento ai temi di natura sociale, sensibile
alla realtà della condizione femminile, a cui si accosta con garbo e che
trasforma in pretesto pittorico per parlare in fondo di tutti noi, dei nostri
desideri, delle nostre inquietudini e delle nostre speranze, che rimangono
perlopiù disattese e che motivano l’assenza nei sembianti dipinti a olio da
Balestra di certe manifestazioni estreme di spensieratezza o di sguaiata
irriverenza. Tutto qui appare come un’avventura vissuta dall’artista nell’amore
platonico, accanto a figure di donna in cui si cela sempre quel senso di
“mistero senza fine bello!” cantato dal poeta Guido Gozzano.
Prof. Enrico Perotto (2017)
"Sguardi:
tra innocenza e malizia"
Per questa rassegna Balestra ha
scelto di fermarsi sulla figura, più specificatamente sul ritratto, ma normalmente egli si
esprime anche con il paesaggio. Nella nota di presentazione nel pieghevole della mostra, Cinzia
Tesio annota, tra l'altro, che "per la gamma coloristica, vicino al mondo della Pop-Art,
l'artista di Cuneo ci fornisce un quadro ampio e concreto di una realtà metafisica, molto attiva
nei confronti dello spettatore" e , parlando con l'autore, egli stesso ribadisce di guardare a
quella esperienza quando si pone davanti al cavalletto.
Personalmente non ritengo che si
possa guardare a quella esperienza che ha avuto nell'inglese Richard Hamilton il suo
iniziatore negli anni cinquanta del secolo scorso per passare poi una decina d'anni dopo
negli Stati Uniti dove Andy Warhol, Roy Lichtenstein, James Rosenquist, Jeff Koons, Jasper
Johns e Robert Rauschenberg svilupparono (ognuno a suo modo) la loro esperienza
pop e neo-pop.
Se ci soffermiamo ad osservare le
opere di tutti questi artisti, a mio sommesso parere, nulla accosta Riccardo
Balestra a questa esperienza salvo una qualche richiamo alla gamma coloristica
di quegli autori, in particolare quella di Andy Warhol.
Quindi, mi pare, vada cercata
in altra direzione una eventuale suggestione di passate esperienze artistiche perchè
Balestra, che non ha compiuto studi accademici, costruisce i suoi lavori soltanto con i colori e
l'osservazione di altre immagini. Possedendo una buona manualità ed una grande
capacità di utilizzo dei colori primari, con questi strumenti costruisce le sue immagini. E' questa certamente
la ragione per cui gli riesce meglio la costruzione di immagini
"semplici" come un particolare del volto (come possono essere gli
occhi o le labbra a seconda che egli osservi il volto
di un bambino piuttosto che quello di una giovane donna) mentre intervengono
quasi naturalmente gli scarti tipici dell'autodidatta quando si tratti di passare al ritratto completo o ancor
più alla figura, in "taglio americano" o intera che la si voglia rappresentare) in quanto viene
a mancare il senso della raffigurazione con le esatte proporzioni tra le varie
parti del corpo. Conseguentemente, a mio sommesso
parere, in questa mostra si fanno apprezzare particolarmente le opere in cui il
pittore si sofferma sul particolare di un volto anzichè lasciarsi tentare da una
rappresentazione più completa della figura.
Un diverso discorso meriterebbero le
opere di paesaggio: ma in questa rassegna presso la Biblioteca cuneese non
vengono presentate e, quindi, se sarà il caso ne parleremo in altra occasione.
Carlo Morra (2017)
CONOSCENZA,
ESPRESSIONE E COLORE
I RITRATTI
DI RICCARDO BALESTRA – Dott.ssa Cinzia Tesio
Lo sviluppo dell’arte contemporanea,
si svolge mediante processi di proficua contraddizione dialettica. Un esempio
estremamente significativo è dato dalle rielaborazioni dei ritratti di Riccardo
Balestra.
Qui le strutture compositive si
amalgamano e si integrano in un incessante processo produttivo, dove il
contributo dell’artista trova realizzazione prioritaria. Il segno spesso nero ed evidente diventa simbolo ed
esprime ulteriori significazioni di natura prevalentemente (ma non esclusivamente) psicologica.
Del resto che senso avrebbe un ritratto che si limitasse alla somiglianza senza
realizzare e definire nell’aspetto l’emergere dell’anima interiore? Da qui anche la sua concezione della
vita, quale affiora nelle sue opere, il suo rapportarsi alle vicende, a
cominciare però ancora una volta, da quelle più vicine che riguardano la vita e
l’arte. Figurativo sì, figurativo no, è per questo che l’artista, affida il
recupero della figura a queste vicende artistico-psicologiche dalle quali si
riconosce la vita. Riccardo Balestra è un artista e per
gli artisti ogni problema di questo tipo dovrebbe essere sempre e comunque un
fatto personale: stà qui la differenza tra l’arte e la filosofia (una delle
differenze, ma non certo l’ultima). Indubbiamente il ritratto consente un
approfondimento della ricerca fisiognomica-psicologica che altri soggetti non
sempre hanno, non si deve però dimenticare che la raffigurazione è sempre
occassione e un pretesto per una comunicazione espressiva. Concetti questi
particolarmente evidenti negli “Andrioidi”, nelle “Evasioni”, nei “Manichini”.
Da questo ne consegue che l’opera di Riccardo Balestra, nasce dalla ragionata
analisi dell’uomo, perduto nel vuoto di un’universo che non riesce a decifrare. L’artista interroga i filosofi della
natura, ne capta l’intima essenza del messaggio e lo riscrive. Solo in essi
riesce a pacificare la sua inquietudine, con mente lucida indaga l’uomo, la
natura, il cielo, la luna. Nei suoi quadri, come nei versi leopardiani, lo
spazio (inteso come sguardo) è aria infinita, profondo e infinito
sereno, solitudine immensa in cui si perde l’innumerabile famiglia, umanità
presunta e sofferente.
In un libro da poco apparso in
versione italiana, “La poesia del pensiero”, Georgie Steiner afferma che
filosofia e poesia, sarebbero meno disatanti di quanto a prima vista potrebbe
sembrare, poiché, in ultima analisi e in estrema sintesi entrambe si
sforzerebbero di dire l’indicibile, attraverso e oltre i limiti imposti dal
linguaggio. E anzi, prima che la filosofia grecasi costituisse con Platone come
una disciplina definita a se stante, al tempo cioè dei cosidetti presocratici,
non vi sarebbe stata alcuna distinzione tra poesia e filosofia, entrambe legate
intimamente ad altre modalità di concsenza o di espressione come la musica e
l’invenzione mitica.
Per Riccardo Balestra il mito della
maschera, che ognuno di noi indossa, oppure le immagini tratte dalla
fantascienza nonché quelle ammiccanti e sensuali delle modelle proposte dai
media ; è poesia che mette in evidenza i messaggi nascosti che questi soggetti
trasmettono. Per la gamma coloristica vicino al mondo della Pop-Art, l’artista
di Cuneo ci fornisce un quadro ampio e concreto di una realtà metafisica, molto
attiva nei confronti dello spettatore. Viene così legittimato il senso di
queste opere dalla piena consapevolezza del loro essere come condizione
artistica: La “Pop Art” è una corrente artistica che trova una perfetta
fusione nelle cose di oggi. Negli arredamenti moderni e di design, un piacevole
gioco di forme e colori capaci di esaltare forme essenziali e colori spesso
austeri della modernità odierna. In realtà non è un complimento ma un
riconoscimento, l’opera di Riccardo Balestra, in virtù evidentemente del suo
particolare talento, va al di là delle caratteristiche “di scuola” della
Pop-Art, sottraendo almeno in parte l’opera di condizionamento ambientale e
realizzando semmai un rapporto inverso dove il segno non significa, ma si
significa. E allora l’opera è condizionata dalla figurazione al suo interno e
condiziona sensibilmente il contesto ambientale.
Dott.ssa Cinzia Tesio
(24-04-2016)
Da Art & Wine, Barolo
Riccardo Balestra, a native of
Castelletto Stura, he now lives and works in Cuneo. Self-taught, he has
established himself as a figurative painter, always looking for intense
expressions especially in human end female faces, for which he has come to be
esteemed by collectors and critics in many solo exhibitions. He as won numerous
awards in Arte in città (“Art in the City”)
of Borgo S. Dalmazzo and as obtained the second place award in “Identity 5” in
Bra. Influenced by pop and glamor inspiration, he has created an original
iconographic imprint with which he knows how to read and narrate emotions,
virtuales and vices of contemporary muses. With a clear design and bright
colors, which are sometimes even daring but smoothed by lovely tonal nuances,
he explores femininity in both futuristic styles with androids metamorphosis,
as well as in plastic absolute and surreal visions, striving to enhance more than
just the perfect beauty of the faces and the piercing and mischievous glances,
which are refined and provocative.
Paintings from Barolo, By Fabio
Carisio (2016)
- ZODIAKOS -
Il primo è stato Andy Warhol, il
padre della pop art che negli anni '60 ha rivoluzionato il concetto di arte,
manipolando i simboli della società consumistica. Colui che ha consegnato il
volto di Marilyn Monroe alla leggenda, trasformando uno scatto fotografico in
un'opera d’arte.
Ispirandosi a questi concetti
Riccardo Balestra ha realizzato la serie “Zodiakos”: ritratti di personaggi
famosi elaborati in digital-art, stampati e finiti a olio. A fare da fil rouge –
come suggerisce il titolo della mostra - è il segno zodiacale. Esso viene
sovrapposto al volto, a cui si aggiunge ancora l'elemento della parola scritta.
Come Warhol, Balestra non crea e
inventa nulla, ma ricerca nell'immenso archivio di immagini disponibili in
rete. L'artista di Castelletto Stura ha scelto dodici scatti di visi femminili
e dodici di visi maschili in base al loro segno zodiacale. Con l'elaborazione
grafica al computer i volti sono stati stilizzati. L'immagine che ne deriva è
un prodotto artificiale creato da spicchi di colore un po' sfumati, una sorta
di maschera che semplifica i tratti del personaggio rendendolo tuttavia
immediatamente riconoscibile. Solo gli occhi sono ben definiti, in quanto su
stessa ammissione dell'artista “è proprio lo sguardo che ti mette in contatto
con la persona che stai dipingendo”.
Non a caso Riccardo Balestra, nel
corso degli anni, si è concentrato spesso sui volti e sugli sguardi. In
particolare delle donne che per lui non sono donne oggetto, bensì oggetto di
culto. Balestra va oltre le apparenze, cerca il vissuto, il carattere, le
emozioni e le contraddizioni insite nell'animo umano. Nella serie “Zodiakos” ha
pensato di riflettere ancora una volta su questa tematica prendendo spunto dai
segni zodiacali e dall'influenza che questi hanno sulla personalità. Pur non
credendo nell'oroscopo, Balestra ne ha fatto uno studio e ha elaborato i
ritratti: dalla donna ariete alla donna pesci, passando per l'uomo cancro e
l'uomo scorpione. Soltanto i dodici ritratti femminili sono stati dipinti a
olio con larghe pennellate di colore, mentre con i volti maschili si è limitato
all'elaborazione grafica.
Un progetto che richiama la pop art,
ma che ne è anche evoluzione in quanto al ritratto elaborato si mescolano gli
elementi del segno e della scrittura.
Cristina Mazzariello (2016)
Decisamente più pop l'inclinazione di
Riccardo Balestra, che elegge a tema delle sue tavole il volto femminile: tema
classico nel mondo dell'arte, assume qui una figuratività prettamente
contemporanea, a tratti addirittura futuristica, fatta di sguardi diretti e
profili ben delineati, capaci di avvicinare la pittura ad olio alla fotografia
e alla pubblicità. Balestra in questi lavori, ammicca agli scatti di moda delle
riviste patinate, ma non si ferma alla mera citazione, puntando ad un traguardo
più lontano, collocabile in un presente che ancora deve accadere.
Silvia Colombo (2015)
L’artista Riccardo Balestra, ricerca,
attraverso una chiara impronta POP, la bellezza femminile fatta di forme
sinuose e accattivanti e al tempo stesso a volte spigolose ed espressivamente
cariche di forza e di energia vitale. Questi volti di donna, che spesso
confluiscono nella rappresentazione di stereotipi legati alle bambole (da cui
il ciclo omonimo), piuttosto che al taglio fumettistico (“Manga”) o spesso al
taglio della “maschera”, vogliono essere intesi non solo come “belli” dal punto
di vista estetico, ma anche “belli” nell’ottica della donna come simbolo di
potere e forza nell’odierna società. Una donna capace di scalare le vette del potere,
una donna disinibita e che può tenere testa all’uomo in ogni situazione, una
donna che ha raggiunto pienamente la parità di sesso per cui nei decenni ha da
sempre combattuto per ottenere. In certi casi più estremi i volti POP di
Balestra sono rappresentati in quattro sfaccettature di colore diversificato
sullo stesso quadro oppure diventano volti cibernetici o androidi, che
potrebbero preludere ad un futuro in cui uomo e robot si fondono attraverso un uso,
spinto ai massimi livelli, della tecnologia più avanzata, che potrebbe portare
ad un radicale cambiamento dell’umanità.
Quindi nelle opere dell’artista,
viene rappresentata anche la “bellezza” mentale delle donne, una bellezza
apparentemente nascosta, ma spesso molto più forte di quella meramente esteriore
e sicuramente più forte ed incisiva e che cerca di emergere in una
società volta alla frenesia ed al costante mutamento dinamico dei fatti e degli
eventi. A livello tecnico l’artista utilizza la fotografia come base per
realizzare i ritratti (senza però proiettare l’immagine sul supporto, ma
riportandone le forme ad occhio), per poi caricarle di forme e colori intensi
che danno vita alle espressioni volutamente forti e cariche di significato.
Prof. Fabrizio Oberti, (2014)
Riccardo Balestra è nato a
Castelletto Stura nel 1947. È ideologicamente un autodidatta. A partire dai manichini, studia la
figura umana, prediligendo gli occhi, il viso e la figura femminile, guardando
oltre le apparenze, scoprendone il vissuto la personalità il carattere, lo
scorrere della vita, scavando nel passato dove si nascondono gioie e dolori,
paure ed emozioni, immaginando il futuro con le sue contraddizioni. La donna
viene enfatizzata da una serie di temi relativi alla fantascienza, al cinema,
figure androidi, che fanno evadere dalla realtà quotidiana. Contemporaneamente
ha portato avanti una ricerca cromatica ed espressiva, rivolta alla
valorizzazione coloristica dei suoi dipinti, indirizzata verso uno stile pop.
Arte popolare, fatta di nuove inquadrature su immagini che continuamente
vengono sottoposte all’occhio dell’osservatore, non disdegnando un tocco di
fantasia, specialmente per i paesaggi stilizzati a cui l’artista si sta
avvicinando. L’uso della tecnica ad olio e dei suoi colori accesi impattanti,
permette all’artista di esprimere la sua tensione verso una ricerca
introspettiva e psicologica, concentrata su una visione ravvicinata di volti
femminili, dai quali emana un inquietante fascino glamour.
GrandArte (2013)
IL FANTASTICO
MONDO DI RICCARDO BALESTRA
E’ un immaginario relativo
dell’infinito quello che nutre le vibrazioni delle intriganti opere del
bravo artista cuneese che, in questa mostra, rivela grande padronanza tecnica
ed originale creatività in un panorama delle arti visive che registra, da un lato,
una deteriore pittura di dubbio gusto post-impressionista e, dall’altro, la
persistenza modaiola della video-ipnosi e delle ingannevoli suggestioni
istallazioniste, quale fenomenologia di un autismo espressivo.
Attratto dalla figura femminile, dal
paesaggio, da creazioni che stanno tra il surreale e la pop trasferisce
nei suoi lavori i personali fermenti esistenziali offrendo all'osservatore
dipinti di squisita fattura, dove donne, bambole, immagini fantastiche, natura
e paesaggi di leggiadra bellezza, vivono in un sogno irripetibile e soave.
Donne perfette, dai grandi occhi a volte irreali e composte con fantasie in un
dosato gioco di colori e di volumi. Donne e volti che si stemperano in una
avvolgente atmosfera enterica. Paesaggi e fantasie che conducono ad un
mondo onirico, spirituale, nel quale trovano mesticanza ed evidenza cromie
medie, in ragione della luminosità e della trasparenza che nelle varie proposte
dichiarano soggetti di alta dimensione e situazioni quasi atemporali per una
comunicazione di grande pregnanza e sensibilità che trascende l'umano per
essere eterno divenire. Il tutto a sottolineare un temperamento ed una
personalità particolari che vanno ad infuturarsi nell'articolazione strutturale
piena di accenti lirici e luminosità. Un fare raro e di altissimo livello
quello di Balestra che racchiude nella sinuosità del segno una forza notevole
spinta dalla libertà espressiva dell'intelligenza.
Un "novismo" pittorico di
indubbio interesse che coinvolge la sfera comunicativa in una pluralità di
fermenti ispirati, nei quali evidenti componenti di puro iperrealismo o di
surrealtà si alternano tra reale ed immaginario in un accordo di armonie
inedite, come evidente in questa scelta e pregevole rassegna che “parla” più di
quanto tutta la critica non possa dire.
Prof. Giorgio Barberis,
Direttore dell'Accademia delle Belle Arti di Cuneo (2012)
Ci sono delle sensazioni che non si
possono raccontare, altre la cui narrazione non renderebbe giustizia al
pensiero. E quello che hai dentro rischia di implodere con una forza che non
conoscevi, che fai fatica a riconoscere e nella quale non ti
riconosci. Cose che non avvengono per caso ma sono frutto di qualcosa che
ti è congenito e dalle quali, non riesci a prescindere. Poi,
pennellata dopo pennellata, il colore ti apre la strada e tutto diventa più
chiaro. Ecco, credo possa essere questa una delle chiavi di lettura dell'opera
di Riccardo Balestra uomo e pittore del nostro tempo.
La sua storia inizia e si intreccia
sul finire degli anni 70 con i primi paesaggi accennati dopo una gita a
Venezia. Scorci di un mondo universale nel cui tratto si intravede
la prima formazione dell'artista; poi, come talvolta accade, più niente.
Ma è proprio da lì, anni dopo, che
Balestra riparte volgendo il proprio sguardo alla metafisica e all'opera del
suo inventore. Volti senza fattezze calati su tela a rappresentare
l'uomo, la sua vita, le sue contraddizioni, quindi l'accostamento alla Pop-art,
la scoperta di Warhol e del suo pensiero e dunque la figurazione femminile.
Volti di donne nelle più varie
declinazioni, donne corrucciate e donne bambine, donne affannate piuttosto che
aggressive. Il simbolismo di Balestra le abbraccia tutte spaziando
in quell'universo talvolta complicato a volte fruibile che è il mondo
femminile; lo stesso mondo senza il quale non vi sarebbe la storia di ognuno di
noi.
Domenico Laghezza 10/2011